giovedì 21 marzo 2019

Portare i propri contenitori al supermercato per banco pesce e gastronomia. In Francia è ora possibile

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Contro la plastica e il sovraimballaggio in Francia, e in particolare nei supermercati Carrefour, sarà possibile portare i propri contenitori e sporte per pesce, salumi e altri prodotti serviti nel banco gastronomia.

I supermercati Carrefour d'Oltralpe da oggi accetteranno di servire formaggi, pesce, dolci e salumi nei contenitori portati da casa dai clienti che ne faranno richiesta. Una piccola, grande rivoluzione sul fronte della lotta al sovraimballaggio che riesce a superare le riserve "per motivi di igiene" che erano sempre state avanzate contro questo tipo di iniziative.

Chi lo desidera, quindi, potrà andare in negozio con il proprio contenitore riutilizzabile (scatole di plastica, di vetro, barattoli o buste richiudibili) in cui far mettere i prodotti venduti nei banchi del fresco come gastronomia, pasticceria, macelleria e pescheria. A patto però che questi siano puliti e asciutti.

"Per la vostra sicurezza, i vostri contenitori saranno controllati e ci riserviamo il diritto di rifiutare quelli che non sono puliti, asciutti o adattati" - si legge sul sito Carrefour francese - ma solo i prodotti degli stand per le vendite assistite possono essere serviti nei vostri contenitori"


Si tratta del primo operatore della grande distribuzione a permettere una simile iniziativa che è stata accolta con entusiasmo dall'associazione Zero Waste France che, con una lettera, si congratula con il rivenditore e invita tutti gli altri supermercati a seguire l'esempio.

Un esempio che, speriamo, arrivi anche nei punti vendita italiani, anche se, considerando lo stallo avvenuto sulle sporte riutilizzabili per la frutta e verdura in nome dell'igiene, dubitiamo seriamente che possa essere recepito senza problemi.


mercoledì 6 marzo 2019

Montébore, l'antichissimo formaggio sarà ospite d'onore a "Forme"

Montébore antichissimo formaggio di origine piemontese
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Il celebre Montébore, antichissimo formaggio la cui ideazione sarebbe da ascrivere al genio di Leonardo da Vinci sarà l’ospite d’onore a «Forme». È già alla sua quinta edizione l’evento dedicato alla valorizzazione e alla promozione del comparto lattiero-caseario italiano, organizzato dall’associazione Promozione del territorio in collaborazione con Promoberg e con il supporto della Camera di Commercio di Bergamo.

«Pensiamo di esporre il Montébore al centro del padiglione, per rendere omaggio al genio italiano di Leonardo — afferma Alberto Gottardi, ad dell’agenzia PG&W e ideatore di Forme assieme a Francesco Maroni della Latteria sociale di Branzi —. Del resto, in questo 2019, ricorrono i cinquecento anni della sua morte». In questa occasione, Forme vivrà il suo momento più importante, ospitando la trentaduesima edizione dei World Cheese Awards, il più importante concorso per formaggi del mondo.

«Tutto è iniziato lo scorso anno, dopo alcune considerazioni — spiega Giorgio Beltrami, presidente di Promozione del territorio —. Abbiamo riflettuto sul fatto che l’Italia produce ben cinquanta formaggi Dop, di cui nove prodotti nel territorio bergamasco, tra valli e pianura: nessun’altra provincia, a livello mondiale, può vantare questo primato. Perché, dunque, non portare i World Cheese Awards in Italia, qui a Bergamo?». La manifestazione si svolgerà dal 17 al 20 ottobre. Cinque gli appuntamenti principali, oltre ai World Cheese Awards. «Alla Fiera organizzeremo due padiglioni, uno per gli specialisti e l’altro per il pubblico — spiega Maroni —. Con “B2Cheese” offriremo una fiera permanente: un format innovativo rivolto esclusivamente agli operatori del settore. Nell’ambito del “Cheese Festival”, invece, ci saranno esposizioni e degustazioni. All’interno del Palazzo della Ragione, poi, allestiremo “And the winner is”, una mostra museale con i formaggi vincitori delle passate edizioni dei World Cheese Awards. Una serata di gala chiuderà la kermesse».

Sono stati 230 gli esperti che hanno partecipato all’ultima edizione dei World Cheese Awards, svoltasi a Bergen, in Norvegia, con 2.500 aziende produttrici per un totale di 3.472 formaggi presentati, provenienti da 41 diversi Paesi del mondo. «Sarà un evento grandioso, che vedrà anche la presenza della diretta della Bbc: ci aspettiamo fra le 50 e le 100 mila persone, fra operatori, buyer e spettatori — spiegano Gottardi e Maroni —. Ma ciò che più ci preme è riuscire a fare rete, aprendo il territorio bergamasco al mondo e facendo sì che il buon esempio e l’eredità del World Cheese Awards e di Forme 2019 non vadano perduti».

sabato 2 marzo 2019

In Sicilia si innova con la tradizione: l’avanzata dei grani antichi contro le multinazionali

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La differenza tra Nord e Sud Italia è spaventosa, incolmabile. I rubinetti, nelle nostre case, sono asciutti quando non piove, per giorni, per settimane intere.
Se imbocchiamo l’autostrada preghiamo che qualcuno, da lassù, ce la mandi buona.
Tutti noi, almeno una volta, siamo stati all’inferno, costretti a oltrepassare la soglia di un Pronto Soccorso.
I nostri bilanci familiari sono spesso al tracollo, e quelli aziendali sempre molto vicini al fallimento.
I nostri figli scappano all’estero, quando ci va bene al Nord o al Centro Italia.
A scuola, dicono, dobbiamo impegnarci di più. Eppure.
Eppure siamo fieri e orgogliosi della nostra isola, la amiamo come una madre ama il figlio, di un amore puro e eterno.
Tanto che davanti alle pressioni dell’Unione Europea o a quelle internazionali, che vogliono darci come unica scelta possibile i loro semi tutti uguali, rispondiamo no, grazie, e presentiamo al mondo i nostri grani antichi.

Quando la rivoluzione passa per la tradizione
Sì, perché in Sicilia la rivoluzione la facciamo con la tradizione, con i semi che già coltivavano i Greci e i Romani, che si sono usati fino ai primi decenni del Novecento e poi se ne è persa traccia.
Ma ci ha pensato Giuseppe Li Rosi, agricoltore siciliano, a convertire 100 ettari del suo terreno a grano locale nel 2016.
Da allora, insieme ad altri agricoltori, allevatori, fornai, professori universitari, comunicatori e scienziati, ha fondato l’associazione Simenza, per combattere il potere delle multinazionali e proteggere la varietà dei semi siciliani. 
Simenza una parola che significa “nella quale è virtù di generare”, come dice il vocabolario siciliano etimologico dell’abbate Michele.
Virtù di generare semi nuovi e variegati, per salvare la biodiversità e il valore storico del grano siciliano contro Bayer, Monsanto e Syngenta, con le loro sementi sterili e tutte uguali.
Li Rosi e gli altri produttori del circuito Simenza coltivano i campi mescolando tra loro i grani antichi, con un procedimento contrario a quello della coltivazione con tecniche moderne, i cui obiettivi sono la quantità, l’uniformità e lo standard.

Cosa sono i grani antichi?
I grani antichi sono qualità di frumento che non hanno subìto modificazioni genetiche o selezioni da parte dell’uomo.
Si tratta di varietà di cereali pregiate – Russello, Timilia, Maiorca, Strazzavisazz, Farro antico,  – ottimi sostituti del grano normale per le persone che soffrono di intolleranze, perché sono macinati a pietra e quindi meno raffinati e contenenti poco glutine.
Ma non è solo una questione di salute: tutelano la biodiversità e il valore storico delle coltivazioni siciliane.
Dice Li Rosi, presidente dell’associazione: “La nostra biodiversità rappresenta il 25% di tutta la biodiversità europea quindi è un dovere, ed è anche logico, che si difenda questa ricchezza. “Simenza” sarà anche un incubatore d’impresa. Sarà costituita una rete per mettere sul mercato, innanzitutto siciliano, tutto quello che la Sicilia produce, nella massima trasparenza, consegnando a chi mangia un cibo che sia salutare e che sia energia estratta dal Pianeta e consegnata ai terrestri che la abitano“.