venerdì 1 febbraio 2019

I grani antichi: l'oro giallo di Sicilia

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Il grano non è un prodotto qualunque perché da circa 10 mila anni è la base dell’alimentazione umana. Negli ultimi 50 anni si è registrato un notevole aumento della produzione mondiale, e grazie al miglioramento genetico, le rese in alcuni ambienti, sono passate da 15 a 60 quintali per ettaro.

Insieme ai progressi della Rivoluzione Verde, si è in grado, oggi, di percepirne i limiti e alcuni effetti negativi: l’uso massiccio di concimi e diserbanti, le lavorazioni profonde dei terreni e l’abbandono della rotazione agraria hanno contribuito al peggioramento degli ecosistemi.


Il primato industriale degli stili di consumo, sostenuto dalla globalizzazione e dalla pubblicità, ha provocato la marginalizzazione degli agricoltori, l’abbandono delle terre, il dissesto idrogeologico, l’esodo rurale, la perdita di biodiversità agricola, la cancellazione di storia, memoria e cultura e, soprattutto, la convinzione che il cibo si produce in  in fabbrica e si vende solo al supermercato.
E’ diventato, di fatto, oggetto di speculazioni finanziarie: la stessa partita di grano, infatti, viene acquistata, venduta e ricomprata più volte, spesso ancor prima di essere prodotta.

La dipendenza dell’industria alimentare dall’estero mette a rischio la fiducia dei consumatori verso i prodotti nazionali. La cerealicoltura viene sottovalutata perché le materie prime per pane e pasta vengono importate da ogni angolo del mondo, salvo poi scoprire che il grano è ammuffito, pieno di glifosate, un erbicida che si usa in Canada per abbassarne il contenuto di umidità, oppure è carico di micotossine cancerogene perché non è stato scaldato dal sole di Sicilia.

Ma la filiera del grano duro, con i suoi 300.000 ettari, è uno dei comparti chiave dell’agricoltura siciliana per il reddito degli agricoltori, il mantenimento del paesaggio rurale e la valorizzazione della cultura alimentare della Sicilia stessa.
Solo le scelte consapevoli dei consumatori  e la loro attenzione alle materie prime utilizzate nella produzione dei prodotti alimentari potrà salvare l'economia siciliana e nello stesso tempo migliorare la qualità di vita e la salute dei consumatori tutti: siciliani e non.